Preso dall’ansia, hai tirato dritto al posto di blocco? E’ impossibile farla franca: ti ritrovano e queste sono le conseguenze.
Impossibile scampare ad un posto di blocco. Se l’autorità sceglie di fermarti e controllare il tuo stato alla guida, le regolarità dei documenti e del veicolo, lo farà ad ogni costo: persino se scegli di tirare dritto e non fermarti. Non c’è modo di sfuggire: con poche e semplici mosse, le forze dell’ordine riescono a recuperare tutti i fuggitivi. Anzi, c’è da ammettere che a loro tocca una sorte ben più triste: oltre al reato commesso del non essersi fermati davanti alla richiesta delle forze armate e le conseguenti sanzioni, il guidatore sarà perquisito ben più a fondo per scovare il motivo che l’ha spinto a non fermarsi.
Può accadere che una pattuglia chieda di arrestare la corsa, che sia per un semplice controllo (a proposito, ricorda che ora è sufficiente avere la patente nello smartphone e non necessariamente fisica) o per un test alcolemico o della positività all’assunzione di sostanze stupefacenti. Sono richieste in grado di spiazzare persino coloro che non hanno nulla da temere. Ma cosa accade in caso ci si dovesse rifiutare di sottoporsi al test o se si decidesse di non fermarsi al posto di blocco?
Questi interrogativi sono diventati ancora più rilevanti con le recenti modifiche al Codice della Strada, che hanno introdotto regole più stringenti e cambiato profondamente il modo in cui vengono trattati i casi di guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Non si tratta più di individuare solo chi manifesta chiari segni di alterazione. Ora la legge colpisce anche chi, pur essendo lucido, ha tracce di droga nel proprio organismo. Questo cambio di prospettiva ha aperto scenari inaspettati e, per molti, inquietanti.
Secondo le nuove disposizioni, il test salivare antidroga può essere richiesto ogni volta che la polizia abbia ragionevoli motivi per sospettare che il conducente abbia assunto sostanze stupefacenti. Anche semplici indizi, come provenire da una zona nota per lo spaccio o una precedente segnalazione per consumo di droga, possono giustificare la richiesta.
Rifiutare il test non è una semplice opzione, ma una decisione che può cambiare radicalmente le cose. La legge equipara il rifiuto di sottoporsi al test salivare a un’ammissione implicita di colpevolezza. Questo comporta conseguenze immediate e pesanti: ritiro della patente, divieto di proseguire la marcia e l’obbligo di sottoporsi, entro sessanta giorni, a una visita medica disposta dal prefetto. Fino a quel momento, il diritto di guidare resta sospeso.
Se la visita medica conferma l’idoneità alla guida, tutto si risolve, ma in caso contrario, scatta la revoca della patente per tre anni, un periodo durante il quale non è possibile conseguirne una nuova. Le implicazioni non si fermano qui. Secondo la giurisprudenza, il rifiuto è legittimo solo se viene dimostrato che la polizia non aveva ragioni sufficienti per effettuare il controllo. Se mancano i presupposti di legge, il rifiuto potrebbe non essere punibile.
E se, anziché rifiutare, si decidesse di non fermarsi al posto di controllo? Questo pensiero, che potrebbe sembrare impulsivo o avventato, in realtà ha delle implicazioni legali molto specifiche. La legge prevede che ignorare l’alt imposto dalle autorità comporti una sanzione amministrativa compresa tra 87 e 344 euro e la decurtazione di tre punti dalla patente. Un prezzo relativamente basso, se confrontato con le conseguenze legate al rifiuto del test o alla positività allo stesso.
La situazione cambia se si tratta di un posto di blocco, una misura più rara che prevede uno sbarramento fisico della carreggiata. In questo caso, le sanzioni salgono a cifre tra 1.362 e 5.456 euro, con la decurtazione di dieci punti dalla patente. Ma, a meno che il mancato arresto della marcia non provochi situazioni di pericolo, la questione rimane confinata al piano amministrativo. Resistenza a pubblico ufficiale entra in gioco solo se la fuga genera rischi concreti, come un inseguimento che mette in pericolo le forze dell’ordine o altri utenti della strada. In quel caso, si rischia molto di più: una condanna penale con pena detentiva da sei mesi a cinque anni.
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